Hai qualche kg di troppo di troppo che da tempo ti accompagnano, ma proprio non riesci a buttarli giù? Forse perché metterti a dieta non è l’unica cosa che dovresti considerare! Infatti, il nostro peso è il risultato di una serie di fattori che sommandosi determineranno l’oscillazione del nostro peso, in eccesso o in difetto. Tra i tanti fattori che intervengono nella determinazione del nostro peso, come l’alimentazione, l’attività fisica, la produzione ormonale, etc., ritroviamo anche la qualità del sonno. Dormire bene risulta un passaggio fondamentale per preservare il nostro stato di salute. Infatti durante il sonno avviene la fase di rigenerazione e pulizia del nostro corpo, che permette l’eliminazione di tutti gli scarti accumulati durante il giorno per la produzione di energia.
Quando dormiamo male, questo processo riparativo non si attua generando un accumulo di scorie che va a portare gonfiore, stanchezza e riduzione della produzione di energia durante il giorno, che chiaramente porterà ad un aumento del peso.
Questa premessa ci fa capire di quanto è importante gestire anche la qualità del nostro sonno e ciò è possibile attraverso una serie di attenzioni:
-cenare presto la sera e ridurre la quantità di carboidrati in quanto l’insulina aumentata che ne consegue sarà un ostacolo per la produzione di melatonina (ormone che regola il ciclo sonno-veglia).
-evitare schermi luminosi in quanto l’epifisi, la ghiandola che secerne melatonina, cessa di produrla quando la retina viene stimolata dalla luce.
-stressarsi o fare un’intensa attività fisica serale in quanto porteranno un aumento di cortisolo e adrenalina che inibiranno la produzione di melatonina
-la vitamina B6 è fondamentale per la conversione del triptofano in serotonina, che a sua volta è il precursore della melatonina
-la vitamina C indispensabile per la salute nei nostri surreni la cui produzione alterata durante il giorno porterà uno scompenso del nostro ritmo circadiano
-compensare eventuali carenze di calcio e/o magnesio, i quali portano allo sviluppo di insonnia di tipo 1 e 2.
Curate il vostro sonno e sarà un primo passo per migliorare la vostra salute e il vostro peso.
Buonanotte!!
Come promesso nello scorso articolo oggi tratterò della dieta antinfiammatoria!
La prima cosa importante da sottolineare è che l’infiammazione in realtà è un processo fondamentale nel nostro organismo che permette l’eradicazione di eventuali agenti patogeni che hanno causato un danno, o semplicemente interviene durante la riparazione di una lesione. L’infiammazione è quindi indispensabile e benefica quando è acuta, come nel caso di un’influenza o di un infortunio. Il problema sorge nel momento in cui a causare l’infiammazione è un fattore (es. dieta proinfiammatoria, obesità, sindrome metabolica, etc…), che permane nel tempo, continuativo e ripetuto, che genera un’infiammazione cronica, spesso silente. L’infiammazione cronica di basso grado è quella a cui dobbiamo prestare attenzione perché può essere l’innesco di molte patologie, che svilupperemo in base alla nostra personale predisposizione (malattie autoimmuni, neurodegenerative, metaboliche come il diabete, cardiovascolari…). E qui entra in scena la dieta antinfiammatoria con la quale è possibile contrastare l’insorgere delle patologie sopra citate e quindi preservare il proprio stato di salute.
La prima regola per una buona dieta antiinfiammatoria è abbassare i livelli di acido arachidonico, un derivato degli acidi grassi omega 6, dal quale si producono trombossani e prostaglandine (alcune delle molecole responsabili dell’infiammazione). Quindi il primo passo di una dieta antinfiammatoria dovrebbe essere quello di abbassare il rapporto omega 6/omega 3, e questo è possibile aumentando l’introito di acidi grassi omega 3 i quali si trovano nei semi di lino, sardine, sgombri e in generale nel pesce azzurro.
Secondo fattore da tenere in considerazione è la quantità di radicali liberi. Essi sono delle molecole particolarmente reattive che generano danni cellulari. Di fatto lo stress ossidativo si trova alla base di molti disturbi cronici-degenerativi. I radicali liberi si formano in grandi quantità a causa di un ambiente altamente inquinato (smog, fumo di sigaretta) di una dieta scorretta, di un eccesso di esercizio fisico e quando si ha un’insufficienza epatica. La salute del nostro fegato è infatti indispensabile e tutto ciò che ne altera il buon funzionamento porterà un conseguente accumulo di radicali liberi. Quindi una dieta antinfiammatoria dovrà prevedere la salvaguardia epatica. Quindi niente alcol, abuso di farmaci, e soprattutto NO a qualsiasi tipo di sovralimentazione che porterà ad un accumulo di grassi a livello epatico.
Il modo migliore per contrastare i radicali liberi è seguire una dieta ricca di antiossidanti, soprattutto se pratichiamo molto sport. Quindi via libera ad alimenti ricchi in vitamina C (kiwi ed agrumi), A (alimenti arancio-rossi), E (oli vegetali, frutta secca a guscio), selenio (pesce e molluschi) e polifenoli (tè verde, frutti rossi, cacao, pomodori…).
Infine ricordiamo che l’insulina va ad attivare le desaturasi, degli enzimi che portano alla produzione di acido arachidonico, che come dicevamo poc’anzi è uno dei fattori maggiormente proinfiammatori. Quindi una dieta antiinfiammatoria è obbligatoriamente una dieta che tiene a bada l’indice glicemico e il carico glicemico.
Vi siete mai chieste cos’è la cellulite? ricordate che per la risoluzione di qualsiasi problema il primo passo rimane la sua conoscenza! Quindi senza dilungarmi troppo cercherò di darvi una breve spiegazione su cos’è la cellulite e sulla sua patogenesi!
Il termine corretto da utilizzare in realtà non sarebbe “cellulite” bensì PEFS (panniculopatia edemato fibro sclerotica), le cui cause sono certamente molteplici, anche se il fattore principale sembra essere l’alterazione del microcircolo, con ipertrofia degli adipociti e uno squilibrio tra i meccanismi di accumulo e smaltimento dei depositi lipidici. In parole povere? Nei casi fisiologici, il tessuto adiposo è riccamente vascolarizzato e questo permette continui scambi tra il sangue e gli adipociti che permette una buona salute del tessuto adiposo. In caso di cellulite invece, a causa di un’alterazione del microcircolo e di un aumento del volume delle cellule addette all’accumulo dei lipidi, questi scambi vengono alterati, portando ad un aumento degli scambi tra il tessuto al sangue e non più dal sangue al tessuto. Si crea così un’inondazione dello spazio interstiziale che porta ad una disorganizzazione degli adipociti che generano a livello estetico una disomogeneità della zona interessata. Una volta che l’adipocita è diventato ipertrofico (ha aumentato il suo volume) e il microcircolo è alterato si viene a creare una situazione di ipossia (poco ossigeno) che altera il metabolismo cellulare (le cellule avranno difficoltà nell’utilizzare come substrato energetico i lipidi) provocando una riduzione di pH e danno radicalico. Questa situazione tende a far peggiorare il quadro della cellulite, finchè, nello stadio finale dell’evoluzione della patologia si assiste alla formazione di aeree metabolicamente indipendenti. Una sorta di buco nero in cui tutto ciò che entra non riesce ad uscire.
Logicamente esistono delle condizioni che possono favorire l’insorgenza della cellulite come: predisposizione genetica, utilizzo della pillola anticoncezionale, iperlordosi, piede piatto, ginocchia valghe, gravidanza, ridotto apporto idrico, aumento dello stress con ipercortisolemia, alterata situazione idro-salina (soprattutto a carico del sodio) e stipsi ostinata.
Beh e ora che sappiamo più o meno di che si tratta, la domanda rimane: ci sono dei comportamenti che possiamo attuare per migliorare la nostra situazione? E la risposta è assolutamente si! Ecco qui una serie di dritte che vi potranno aiutare:
-fare sport per migliorare il microcircolo
-seguire una dieta ipocalorica per diminuire il volume degli adipociti
-scegliere alimenti alcalinizzanti per contrastare l’abbassamento del pH e sempre per lo stesso motivo evitare le diete chetogeniche.
-seguire una dieta ricca di antiossidanti per combattere il danno radicalico.
-bere molto! ricordiamo che quando siamo ipoidratati il nostro organismo interpreterà questa situazione come un segnale di siccità. Farà quindi partire una serie di meccanismi di compensazione che tenderanno a trattenere acqua.
-seguire una dieta iposodica e a basso indice glicemico
-seguire una dieta che cerchi di ripristinare una buona efficienza metabolica e che risolvi la stitichezza
-evitare l’utilizzo di pantaloni stretti e scarpe con i tacchi
-diminuire o quanto meno imparare a gestire lo stress in modo tale da abbassare i livelli di cortisolo. Ricordiamoci che alti livelli di cortisolo, soprattutto serali, sono collegati ad una diminuzione della massa muscolare ed un aumento dell’insulina.
Dagli articoli precedenti che ho pubblicato sappiamo che lo sportivo necessita di maggiori quantità di proteine, sali minerali e vitamine. Nell’articolo odierno parlerò invece di sostanze ergogeniche, cioè di quelle sostanze che aumentano il lavoro muscolare e in generale migliorano la prestazione atletica. Da premettere che riguardo questi prodotti c’è molta disinformazione e spesso abuso; infatti nella maggior parte dei casi l’effetto di queste sostanze non è supportato da studi scientifici e non sono altro che delle trovate commerciali.
Qui di seguito riporterò alcune delle sostanze i cui effetti sono stati confermati da lavori scientifici:
– le maltodestrine sono degli integratori di carboidrati, ricavati dall’idrolisi degli amidi. Il loro impiego lo ritroviamo prima, durante e dopo gli allenamenti di endurance. Quindi in tutte quelle attività dove si ha la necessità di ripristinare le scorte di glicogeno muscolare ed epatico. La lunghezza delle catene polisaccaridiche delle maltodestrine possono essere di varia lunghezza. Questa lunghezza determinerà la destrosio equivalenza (D.E.) e di conseguenza l’indice glicemico del prodotto. Maggiore sarà la D.E. e minore sarà la lunghezza delle catene polisaccaridiche. Minore è la lunghezza delle catene polisaccaridiche e più velocemente verranno assorbite. In base all’attività, alla sua durata e al momento in cui si decide di effettuare l’integrazione verrà fatta la scelta della D.E. più adatta. Un ultimo consiglio, per una migliore assimilazione le maltodestrine dovrebbero essere assunte in soluzioni con densità media del 10%, in pratica su 500ml di acqua non si dovrebbero assumere più di 50g di maltodestrine.
– il Ginseng contiene dei principi attivi detti saponine che migliorano la prestazione fisica grazie a tre meccanismi principali:
1- permettono l’utilizzo preferenziale degli acidi grassi, risparmiando le riserve di glicogeno.
2- diminuiscono la sensazione di fatica aumentando la resistenza allo sforzo.
3- favoriscono il recupero dopo un esercizio fisico
Dosaggi: 2g di radice di ginseng (30-40mg di ginsenosidi)
-La caffeina può migliorare le prestazioni atletiche aerobiche attraverso un aumento della disponibilità dei lipidi e risparmio del glicogeno muscolare. Esiste però una provata assuefazione al prodotto. Quindi se volete beneficiare dei vantaggi che la caffeina vi può donare non bisogna essere abituali consumatori di caffè o altre bevande contenenti caffeina.
Dosaggi:200-350mg di caffeina 1 ora prima dell’attività fisica.
-Il bicarbonato di sodio è un alcalinizzante quindi il suo ruolo principale è quello di aumentare le riserve di tampone del corpo umano. In parole povere aumenta la capacità del nostro corpo di smaltire l’acido lattico prodotto durante quelle prestazioni che durano da 1 a 7 minuti. Per le prestazioni anaerobiche alattacide o per sport di endurance l’integrazione risulta inutile.
Dosaggi: 0,2g per kg di peso corporeo da assumere da 1 a 3 ore prima dell’esercizio.
-Il coenzima Q 10 è parte integrante della catena respiratoria mitocondriale (il centro di produzione di energia della nostra cellula), quindi è fondamentale per la bioenergetica cellulare. Solitamente i livelli di Q 10 negli sportivi sottoposti ad intensi sforzi fisici sono più bassi e livelli diminuiti di Q 10 portano ad un peggioramento della prestazione, collegato con la mancanza di recupero, insorgenza di astenia e crampi.
Una sua somministrazione, in atleti sotto intenso allenamento, ha riscontrato:
1-maggiore capacità di lavoro
2-potenza media più elevata
3-diminuzione di acido lattico
Dosaggi: 100-150mg al giorno per 4 settimane.
Dareste a vostro figlio una sigaretta? Immagino di no. Fortunatamente le campagne di sensibilizzazione e informazione hanno ampiamente spiegato le conseguenze del fumo di sigaretta sulla nostra salute. Lo stesso processo sta accadendo anche per l’alimentazione, ma fino ad ora senza troppi risultati. Pensate che qui in Campania deteniamo il primato di regione con la percentuale più alta di bambini obesi e in sovrappeso di tutta la penisola! Eppure anche il sovrappeso e l’obesità sono state a livello scientifico ampiamente additate come causa principale di numerose patologie…molte di più rispetto a quelle del fumo di sigaretta!! Eh si potremmo tranquillamente affermare che l’obesità causa molti più decessi rispetto alla sigaretta!
Le conseguenze dell’obesità infantile sono molteplici: disturbi polmonari, complicanze ortopediche, conseguenze endocrine, gastroenterologiche e cardiovascolari sono solo alcuni dei problemi che il bambino obeso si potrebbe trovare ad affrontare. In più la persona che da piccola risulta in eccesso di peso ha una predisposizione a rimanere obesa anche in età adulta. E allora perché continuiamo a proporre ai nostri figli merendine, prodotti confezionati, iperlipidici e ipercalorici?
Responsabili di questi dati sono le industrie alimentari, che promuovono alimenti completamente errati sotto il profilo nutrizionale, che generano dipendenza e diseducano il palato dei nostri figli, che col tempo non accetteranno e riconosceranno più i sapori veri e genuini della frutta, verdura, legumi, etc…, ma che richiederanno solo prodotti confezionati ed elaborati, spesso troppo dolci o salati.
Noi genitori abbiamo la possibilità e il dovere di informarci e sensibilizzarci sull’alimentazione che proponiamo ai nostri figli. Come genitori sappiamo bene che spesso i “NO” sono essenziali ed educativi. Che tutti i sacrifici di oggi li raccoglieremo domani. Pertanto dobbiamo capire che facciamo un torto a nostro figlio quando gli concediamo una merendina e non quando gliela neghiamo. Ricordiamoci che loro subiscono le nostre scelte e se non prestiamo attenzione potremmo condurli inconsapevolmente a problemi di peso, con tutto ciò che esso comporta a livello fisico e psicologico.
Non allarmatevi! con questo articolo non vi sto dicendo che si devono eliminare per sempre le “schifezze”, ma, regola che vale anche per noi adulti, devono rimanere un’eccezione.
Primi piatti super conditi, capitone fritto, dolci natalizi, frutta secca e tanto altro….le pietanze natalizie sono una vera e proprio prelibatezza, che si trasformano in un sabotaggio, se stiamo seguendo una dieta ipocalorica. Come approcciare allora al Natale, senza privarci del piacere di stare a tavola con amici e parenti e nel contempo cercare di contenere l’aumento di peso?
Ecco un po’ di dritte che potranno aiutarvi durante le feste:
1: Limitare i momenti in cui si eccede a tavola ai giorni rossi da calendario. Attenti agli avanzi, soprattutto dei dolci, che spesso ci accompagnano per tutti i 15 giorni delle festività natalizie e anche più. Nei giorni non festivi ritornate a seguire una dieta ipocalorica e dedicate un po’ più di tempo all’attività fisica.
2: durante il cenone della vigilia i il pranzo di Natale cercate di identificare quali sono le pietanze a cui proprio non volete rinunciare ed evitate il resto, che vi apporterà solo calorie in più senza dare particolare piacere al vostro palato.
3: Godiamoci le feste, divertiamoci, ricarichiamoci di energie, e ricordiamo che le feste natalizie non si devono ridurre solo a grandi abbuffate, ma devono essere un momento di condivisione, unione e tanto divertimento. Quindi se state seguendo una dieta ipocalorica e dopo Natale non siete riusciti a perdere peso, ricordate che essere riusciti a fare mantenimento è un ottimo risultato. Le energie e il benessere accumulato ci aiuteranno, successivamente, a seguire con più attenzione e maggior successo la dieta.
4: infine vi ricordo che si ingrassa per abitudini scorrette che si adottano durante tutto l’anno e non per pochi eccessi saltuari.
BUON NATALE A TUTTI!
Resi famosi dal noto fumetto e cartone animato Braccio di ferro, gli spinaci furono per lungo tempo sopravvalutati e, a dirla tutta, oggetto di un’attenzione un po’ eccessiva. Questa loro nomea di verdure ricche in Ferro è solo in parte vera. Infatti ci sono due fattori che concorrono a diminuire l’assorbimento del Ferro contenuto negli spinaci: il primo è la sua formula chimica (ferro trivalente), la quale non è assimilabile se non viene prima convertita nella sua forma bivalente. Questo processo di riduzione da ferro trivalente a bivalente è aumentato dalla presenza di vitamina C, che lo rende così maggiormente biodisponibile. Il secondo fattore che riduce l’assorbimento del ferro, è la presenza di ossalati negli spinaci, cioè degli antinutrienti che legano i minerali (non solo il Ferro) diminuendone l’assorbimento. Dunque, un consiglio che vi posso dare per cercare di conservare il valore nutrizionale degli spinaci è quello di cuocerli, preferibilmente al vapore, con l’aggiunta di succo di limone; così facendo verranno degradati gli ossalati che sono termolabili, mentre l’aggiunta di limone ridonerà al piatto la vitamina C che con la cottura è andata perduta.
Fortunatamente gli spinaci non devono essere considerati solo per il loro contenuto in ferro, ma anche per il loro contenuto di carotenoidi, acido folico, vitamina K, E, magnesio, potassio e luteina. Quest’ultima molecola è particolarmente interessante, infatti è un antiossidante che si va a concentrare nella zona centrale della retina, detta macula, proteggendo la salute dei nostri occhi dai danni dei raggi UV e dalla degenerazione maculare.
Spinoso e pungente all’esterno ma che racchiude al suo interno un vero e proprio tesoro di nutrienti. Quindi non fatevi frenare dal suo aspetto; sicuramente potrà essere ostico da sbucciare, ma armatevi di una forchetta, un coltello e un po’ di pazienza e sarete ricompensati. Infatti questo frutto arricchirà la vostra dieta di fosforo, potassio, magnesio, calcio, vitamina A, C e soprattutto di fibre.
Quest’ultime donano un potere lassativo al fico d’india, in più rallentano l’assorbimento di zuccheri e grassi, rendendolo il frutto ipoglicemizzante e ipocolesterolemizzante. Ricordatevi però di non esagerare con le quantità in quanto un’assunzione eccessiva, a causa dei numerosi semi contenuti, può avere un’azione astringente e in più può peggiorare i casi di diverticolosi e coliti.
Tra le sue proprietà troviamo anche quelle antiossidanti, grazie all’elevato contenuto di indicaxantina, un nutraceutico naturale, che secondo recenti studi può essere importante per la prevenzione di patologie infiammatorie come l’aterosclerosi.
Infine il fico d’india è un ottimo diuretico ed è in grado di favorire l’espulsione dei calcoli renali.
Le malattie autoimmuni comprendono numerose patologie molto differenti tra loro, ma che prevedono tutte un’alterazione del sistema immunitario, che attacca delle componenti del nostro organismo che di norma non dovrebbero essere colpite, generando così un danno tissutale o anatomico. Questo quadro eterogeneo prevede di essere trattato in modo specifico sia a livello medico che dal punto di vista alimentare. Infatti ad ogni malattia autoimmune corrisponderà una dieta specifica; per esempio la celiachia prevederà una semplice dieta gluten free, mentre artrite reumatoide e crioglobulinemia verranno trattate con una dieta a basso contenuto antigenico (LAC diet). Ma come le malattie autoimmuni presentano una componente eziologica comune, anche le diete per queste patologie avranno delle basi comuni che dovranno essere rispettate se si vuole migliorare il proprio stato di salute:
-Aumentare il consumo di alimenti antinfiammatori
-Aumentare il consumo degli acidi grassi omega 3, prestando attenzione a diminuire il rapporto omega 6/omega 3
-Aumentare il consumo di vitamine e Sali minerali antiossidanti come vitamina A,C,E e selenio.
-Ridurre il consumo di acidi grassi trans che si trovano principalmente nelle margarine e negli alimenti fritti in oli vegetali
-Ridurre il consumo degli alimenti contenenti acido arachidonico. Quest’acido grasso fa parte degli acidi grassi omega 6 e promuove il persistere di una fase infiammatoria. È contenuto principalmente in strutto, sugna, sardine, tuorlo e wustel).
-Eliminare o ridurre il glutine
-Eliminare o ridurre gli zuccheri raffinati.
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