Come promesso nello scorso articolo oggi tratterò della dieta antinfiammatoria!
La prima cosa importante da sottolineare è che l’infiammazione in realtà è un processo fondamentale nel nostro organismo che permette l’eradicazione di eventuali agenti patogeni che hanno causato un danno, o semplicemente interviene durante la riparazione di una lesione. L’infiammazione è quindi indispensabile e benefica quando è acuta, come nel caso di un’influenza o di un infortunio. Il problema sorge nel momento in cui a causare l’infiammazione è un fattore (es. dieta proinfiammatoria, obesità, sindrome metabolica, etc…), che permane nel tempo, continuativo e ripetuto, che genera un’infiammazione cronica, spesso silente. L’infiammazione cronica di basso grado è quella a cui dobbiamo prestare attenzione perché può essere l’innesco di molte patologie, che svilupperemo in base alla nostra personale predisposizione (malattie autoimmuni, neurodegenerative, metaboliche come il diabete, cardiovascolari…). E qui entra in scena la dieta antinfiammatoria con la quale è possibile contrastare l’insorgere delle patologie sopra citate e quindi preservare il proprio stato di salute.
La prima regola per una buona dieta antiinfiammatoria è abbassare i livelli di acido arachidonico, un derivato degli acidi grassi omega 6, dal quale si producono trombossani e prostaglandine (alcune delle molecole responsabili dell’infiammazione). Quindi il primo passo di una dieta antinfiammatoria dovrebbe essere quello di abbassare il rapporto omega 6/omega 3, e questo è possibile aumentando l’introito di acidi grassi omega 3 i quali si trovano nei semi di lino, sardine, sgombri e in generale nel pesce azzurro.
Secondo fattore da tenere in considerazione è la quantità di radicali liberi. Essi sono delle molecole particolarmente reattive che generano danni cellulari. Di fatto lo stress ossidativo si trova alla base di molti disturbi cronici-degenerativi. I radicali liberi si formano in grandi quantità a causa di un ambiente altamente inquinato (smog, fumo di sigaretta) di una dieta scorretta, di un eccesso di esercizio fisico e quando si ha un’insufficienza epatica. La salute del nostro fegato è infatti indispensabile e tutto ciò che ne altera il buon funzionamento porterà un conseguente accumulo di radicali liberi. Quindi una dieta antinfiammatoria dovrà prevedere la salvaguardia epatica. Quindi niente alcol, abuso di farmaci, e soprattutto NO a qualsiasi tipo di sovralimentazione che porterà ad un accumulo di grassi a livello epatico.
Il modo migliore per contrastare i radicali liberi è seguire una dieta ricca di antiossidanti, soprattutto se pratichiamo molto sport. Quindi via libera ad alimenti ricchi in vitamina C (kiwi ed agrumi), A (alimenti arancio-rossi), E (oli vegetali, frutta secca a guscio), selenio (pesce e molluschi) e polifenoli (tè verde, frutti rossi, cacao, pomodori…).
Infine ricordiamo che l’insulina va ad attivare le desaturasi, degli enzimi che portano alla produzione di acido arachidonico, che come dicevamo poc’anzi è uno dei fattori maggiormente proinfiammatori. Quindi una dieta antiinfiammatoria è obbligatoriamente una dieta che tiene a bada l’indice glicemico e il carico glicemico.